Amore, timore, incertezze, ricordi, affiorano alla mente della poetessa affollandola, sovrapponendosi in un turbinio di sentimenti che nasce dal profondo e viene comunicato con una semplicità e delicatezza tali da colpire dritto al cuore.
“Ritorno nei prati di Avigliano” è un’opera di settantacinque liriche. Nel titolo è racchiuso il nome della strada in cui abitavo da bambina, sui colli di Vico Equense (Na). Il fulcro del discorso poetico è mio padre, ritornato da me dopo una lunga assenza. Racchiudono tutti gli stati d’animo, le emozioni, i ricordi di un periodo ormai lontano. Nei versi si riscoprono le tensioni, i timori, sentimenti avversi e di paura ad attendere una persona per tantissimi anni. Inevitabile il mio ritorno a quel tempo a cercare volti e luoghi che avevano costituito il mio mondo di bambina. Sono descritte in esse le persone a me care e che hanno avuto grande rilievo nella mia vita di allora. Troviamo così “Margherita" dedicata a mia nonna, o "Don Alfonso", un parente acquisito, caricatura di un uomo vinto dal vizio del bere che, ormai in vecchiaia, rievoca i bei tempi andati. Tra le altre: "Maruzzella", soprannome di una bambina che, per ottenere attenzioni si mette in gioco continuamente. Tra le altre "L'ubriaco", di un uomo alcolizzato che in preda al vino non conosce ragioni; o “Filù”, una bambina che cerca di combattere la solitudine rifugiandosi nei campi a osservare i fenomeni naturali e ad apprezzare la natura in tutte le sue espressioni. Non poteva non prendere parte a questo concerto di ricordi la campagna, che pure ha costituito una ricchezza per me, con i suoi colori, i profumi, le brezze, la pioggia e “tutte le anime del prato”. Ci sono poi "I narcisi"," L’ultima foglia", "Il noce", "La mimosa", "Primavera"… Ci sono ancora quelle prettamente dedicate a mio padre, che scandiscono momenti vissuti e sognati. Si avverte la nostalgia di un tempo che diventa per ogni uomo fonte di forza e di bellezza inesauribile: l’infanzia.